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Villy Sørensen
Storie strane
Storie strane attirò immediatamente l’attenzione dei lettori e in fretta superò i confini della Danimarca. Si trattava, almeno in apparenza, di un netto distacco dalla narrativa danese, espressione di una generazione che aveva vissuto lo smarrimento della guerra e del dopoguerra. Scritte in uno stile a tratti semplice e ironico, vicino a quello delle fiabe di Andersen, altre volte esplicitamente kafkiano, toccano temi quotidiani, storici, o anche di derivazione biblica: spesso metafore dei conflitti psicologici o dell’inadeguatezza dell’individuo a vivere serenamente nella società; rovesciano le prospettive e lasciano emergere l’assurdità della costrizione dell’uomo in schemi e pastoie che non gli sono propri e impediscono alla persona la sua vera realizzazione. Appare tipica, in questi racconti, la contrapposizione di due figure complementari che si rivelano veri e propri doppelgänger: un mondo popolato di uomini sdoppiati per la mancanza di libertà necessaria all’armonico sviluppo della personalità. Una disarmonia caratteristica delle nevrosi del nostro tempo e della complessità superficiale della nostra società, che ci vorrebbe adattati e proni alle dinamiche violente che ci inducono a fermarci alla superficie oleosa degli eventi, invischiati nella tristezza di una quotidianità senza sbocco né senso. E allora mostrare le crepe per permetterci di ricomporre il mondo appare come un compito irrealizzabile. Invece, è un compito che la letteratura può assolvere.
Danish philosopher, short-story writer, and essayist, a modernist storyteller with an absurdist flavor, in the tradition of his great countryman Hans Christian Andersen, Villy Sørensen developed his philosophical and psychological views as an integral part of his fiction. Sørensen explored the realms of the fantastic, and the individual's confrontation with the unknown parts of self. His style is misleadingly clear but hides a multi-layered and ironic interpretation of the world. Sørensen's psychological insights have invited comparison with those of Franz Kafka. Sørensen's first collection of stories, Sære historier (1953, Storie strane), in which the comic and the tragic lie inseparably close in the world of children, marked the beginning of Danish modernism in literature.
Traduzione: Bruno Berni


NATO NEL 1929, È SICURAMENTE uno dei maggiori scrittori danesi.
Debuttò nel 1953 con la raccolta di novelle Storie strane. Nel 1957 e nel 1964 seguirono...
La Provincia
Ironia tra Kierkegaard e Kafka
Sfociando nell'assurdo, questi racconti spiazzano e ristabiliscono ordini non immaginati in precedenza, offrendo uno sguardo curioso, acuto e ironico sulla realtà: tra la fiaba e l'apologo Sørensen affronta e illustra le problematiche più intense della responsabilità nella difficile scelta tra il bene e il male.
TTL - La Stampa
Storie strane
Lo smarrimento di una generazione soffocata da una contemporaneità deludente. I personaggi di Storie strane, raccolta di racconti dell'autore danese, riflettono tutte le psicosi del nostro tempo, tratteggiate con slancio da una penna fluida e uno stile multiforme. Si evoca il favolistico di Andersen ma anche l'assurdo di Kafka; si legge di assassini, adulteri ed eretici, odierni anti eroi di un mondo che allontana, più che accogliere: è l'inadeguatezza dell'individuo nella società moderna, nelle sue più varie sfumature.
Alias
Prove quasi naïve per spaventevoli intrecci di alienazione
La narrativa di Sørensen cerca insomma di decostruire la realtà a volte gonfiandola, altre volte ancora scamificandola o deformando la prospettiva nel tentativo di capire ciò che non si lascia capire e per questo inventando nuovi espedienti linguistici.
Economia italiana
Se la vita è strana, anche le storie a volte sono strane
Un mondo popolato di uomini sdoppiati per la mancanza di quella libertà necessaria all'armonico sviluppo della personalità, caratteristica delle nevrosi del nostro tempo e della complessità superficiale della nostra società. In tale contesto, invischiati nella tristezza di una quotidianità senza sbocco e senza senso, mostrare le crepe per permetterci di ricomporre il mondo appare come un compito irrealizzabile. Ma non per la letteratura...
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Il Piccolo
Che strane le storie di Villy Sørensen
Fino al 2001 abitava a Copenaghen. Eppure, Villy Sørensen è uno di quegli scrittori che sembrano morti da decenni. Un po' perché, in Italia, gli editori non se lo sono mai filato. Un po' perché le sue storie sono aggrappate a una letteratura del tuno estranea alle logiche di mercato. Eppure, che gran regalo fa Del Vecchio Editore pubblicando, proprio a un passo dal Natale, il volume di racconti dello scrittore danese, nato nel 1923, "Storie strane" (pagg. 240, euro 15), nella traduzione di Bruno Berni.
Cattedrale
Storie strane
Non c’è tregua per il lettore che si muove tra trincee di parole troppo acute per non risvegliare inquietudini, troppo umane per non innescare domande, e che giunge, alla fine del libro, con l’idea di ricominciare daccapo la lettura perché qualcosa di importante deve pur essergli sfuggita.
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Leggere: tutti
Storie strane, ipnotiche, affascinanti
Scritte in uno stile semplice e ironico, con toni favolistici e visionari,
queste storie ci conquistano con la loro illimitata fantasia, trascinandoci in un vortice fantastico di connessioni e di immagini.
Il Cittadino
Le storie di Sørensen, bizzarre e intriganti
Hanno 60 anni, ma sembrano scritti ieri questi racconti del danese Villy Sørensen (1929-2001). E bene ha fatto l'editore Del Vecchio a proporli in italiano. Sono infatti un unicum della produzione narrativa contemporanea: per i temi che tratta (filosofici, religiosi, psicologici), ma soprattutto per come li tratta. Attraverso cioè favole-apologo fantastiche e nel segno dell'assurdo, con uno stile che fa dell'ironia la sua cifra principale.